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Io e Vera abbiamo visitato Casertavecchia, con Alfio ed Eliane, nel dicembre del 2015, durante uno dei nostri viaggi di Capodanno a Napoli. Io e Alfio c'eravamo già stati a maggio dello stesso anno con la GITA della V C 1974 del Liceo "G.Alessi" a Matera. Ed è stato in quell'occasione che "ho scoperto" questo bellissimo posto - che non per niente è stato dichiarato Monumento Nazionale - e la sua superba Cattedrale/Duomo di San Michele Arcangelo. |
CASERTAVECCHIA Casertavecchia (CE), a 401 mt s.l.m. sui Monti Tifatini, dal 1960 è uno dei Monumenti Nazionali Italiani. È un antico borgo medievale Longobardo che nell'861 si chiamava "Casa Hirta" (villaggio posto in alto) e che fu a lungo dominio dei conti "Rapaci" (Pandone il Rapace, Landolfo, Pandolfo,...). |
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Il clero e gli abitanti delle circostanti pianure, a seguito delle incursioni saracene, trovarono in Casertavecchia, protetta dalle montagne, un rifugio sicuro. Nel 1062 iniziò la dominazione Normanna che portò il paese al massimo livello di splendore con la costruzione dell'attuale Duomo consacrato al culto di San Michele Arcangelo. Poi il borgo passò sotto la dominazione Sveva e quindi Aragonese sotto la quale inizia la sua lunga e progressiva decadenza, restandovi solo il vescovo e il seminario. Con l'avvento dei Borbone e la costruzione della Reggia, Caserta diventa il nuovo centro di ogni attività a scapito di Casertavecchia, alla quale, nel 1842, viene tolto il vescovado, anch'esso trasferito a Caserta. Attualmente Casertavecchia vede un crescente ritorno di interesse legato al turismo. Tra i monumenti notevoli la Chesa dell'Annunziata (edificata prima del XV secolo, distrutta da un incendio nel 1903, da un crollo nel 1934 e successivamente ricostruita), il Castello Longobardo e il Duomo di San Michele. |
CASTELLO Longobardo e TORRE dei Falchi Il Castello Longobardo risale all'861 all'epoca di Pandone il Rapace, nell'879 fu costruita una vera fortezza adibita ad abitazione, che negli anni a seguire, sotto il dominio dei Normanni e degli Svevi, assunse l'spetto di un castello. La struttura era costituita da quattro torri di avvistamento nei quattro punti cardini, un sicuro baluardo, e in caso di assalto al castello, l'ultimo rifugio restava la Torre dei Falchi che, con i suoi 32 metri di altezza, un diametro di 10 metri e il fossato, era praticamente inaccessibile. La torre aveva due accessi con ponti levatoio, era costituita da tre sale circolari sovrastanti delle quali quella inferiore senza accessi serviva come deposito di acqua. La sala intermedia, ha solo feritoie, mentre la parte superiore e costituita da due piani circolari concentrici. Da questo castello fecero sentire la loro autorità i conti Longobardi, Normanni, Aragonesi e Svevi. |
CATTEDRALE / DUOMO di SAN MICHELE ARCANGELO |
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Il Duomo di San Michele Arcangelo fino al 1841 era Cattedrale della diocesi di Caserta. La chiesa episcopale venne costruita a partire dal 1113 per volontà del vescovo Rainulfo, sui resti di una precedente chiesa longobarda e fu terminata nel 1153, sotto il vescovo Giovanni, subendo notevoli modifiche durante il XIII secolo (transetto, cupola, campanile) con caratteri più vicini allo stile gotico. Dopo una lunga decadenza iniziata nel XV secolo (culminata con la costruzione nel 1752 della Reggia dei sovrani Borbone nella "Caserta nuova" che diventa il nuovo centro di riferimento del territorio circostante), nel 1841 con bolla apostolica di papa Gregorio XVI venne trasferita la diocesi e la chiesa perse il titolo di cattedrale e divenne una parrocchia servita in un primo periodo dai padri alcantarini. Nel 1926 un radicale restauro di Gino Chierici riportò la chiesa all'originario aspetto romanico. La chiesa è esemplare del periodo romanico campano presentando contemporaneamente influssi provenienti dalla Sicilia con altri provenienti dal romanico e dalla tradizione paleocristiana. |
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L'edificio è costruito in "tufo grigio campano", un'ignimbrite simile al piperno, lasciato a faccia a vista e facilmente lavorabile. La facciata, a occidente come da tradizione, è caratterizzata da tre portali in marmo bianco di Luni, con ornati vegetali che riprendono iconografie antiche e sculture zoomorfe che sostengono gli architravi e fuoriescono a mensola dalla muratura, riflette l'interno a tre navate. L'interno della chiesa, a tre navate, presenta una pianta a croce commissa in cui la navata centrale, coperta a capriate, è delimitata da 18 colonne di spoglio di marmo cipollino, sovrastate da archi a tutto sesto. I capitelli corinzi, tutti diversi l'uno dall'altro provengono da un antico tempio romano di Giove Tifatino (a parte tre capitelli di epoca medievale). |
Inizialmente il presbiterio a tre absidi allineate, era in diretta comunicazione con le navate, senza transetto. Successivamente fu realizzato un transetto a tre absidi, coperto con volte a crociera caratterizzate da robusti costoloni, e una cupola con un alto tamburo. Lateralmente alla chiesa, a destra della facciata, è presente un grande campanile di 32 metri con un grande arcone ogivale che al piano terra permette il sottopasso di una strada diretta verso il castello. Gli influssi arabi dell'architettura siciliana ed amalfitana si vedono negli archi a ferro di cavallo delle finestre del transetto, negli archetti incrociati e nelle tarsie policrome che ricoprono il tamburo, mentre l'influsso lombardo, mediato dal romanico pugliese, si individua nella facciata della chiesa e negli archetti pensili che percorrono i vari prospetti. |
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All'interno diverse opere d'arte, tra le quali un Crocefisso del 1500 (di autore ignoto), la sepoltura trecentesca di Francesco De La Rath, Conte di Caserta (1318-1359), il Pulpito del Seicento realizzato reimpiegando parti dei due amboni medievali risalenti all'inizio del XIII secolo, un affresco del Quattrocento di influenza senese che rappresenta la Vergine col Bambino, la scultura policroma di Maria Santissima Regina, diverse sepolture trecentesche e l'organo costruito nel 2005 dalla ditta Consoli per volere del parroco Pietro De Felice. |
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Claudio Maccherani |